9 gennaio 1950 – La memoria della città

 

Articolo 1

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Articolo 4

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Articolo 17

I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.

Articolo 35

La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori.

Articolo 40

Il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano.

Articolo 41

L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

 

Vengono riportati, non integralmente, alcuni articoli della Costituzione della Repubblica Italiana, che riguardano il lavoro.

Senza entrare nel merito specifico del diritto al lavoro sancito e tutelato dalla Costituzione, occorre evidenziare che mentre lo sciopero è un diritto riconosciuto costituzionalmente ai lavoratori, altrettanto non si può dire per la serrata, alla quale nella costituzione non si fa cenno e che, secondo la prevalente giurisprudenza, rappresenta un illecito civile e dovrebbe dare origine, per tutto il periodo in cui viene attuata, a procedure risarcitorie nei confronti dei dipendenti cui è stato impedito l’accesso agli stabilimenti, per una quota almeno non inferiore al salario normalmente percepito.

Per quale motivo questa premessa?

Innanzitutto perché i fatti del 9 gennaio 1950 rappresentano il tentativo dei lavoratori di difendere un proprio diritto sancito dalla Costituzione, da pochissimo entrata in vigore (promulgazione del 27 dicembre 1947).

Dall’altro lato i lavoratori protestavano per un atteggiamento illecito da parte del proprietario delle Fonderie, che aveva proceduto al licenziamento di circa 500 operai e aveva successivamente chiuso i cancelli della fabbrica, senza pagare il dovuto salario a chi era stato in questo modo impedito in un suo fondamentale diritto, quello, appunto, di lavorare.

Lo sciopero indetto per il 9 gennaio 1950, tra l’altro, era una manifestazione alla quale aderirono moltissimi cittadini che non lavoravano presso le Fonderie (nessun operaio delle Fonderie risulta tra i caduti di quella giornata), ma volevano esprimere la loro solidarietà ai lavoratori in lotta per la difesa del proprio posto di lavoro.

La mostra allestita nelle sale dell’ex Ospedale di Sant’Agostino, ha voluto ripercorrere, attraverso un cospicuo apparato fotografico, attraverso pagine di quotidiani, attraverso video con interviste e con la cronaca dei funerali, i momenti precedenti l’eccidio, la mattinata convulsa del 9 gennaio, i funerali, le commemorazioni successive.

Il focus di questa mostra è stato indirizzato non tanto all’accurata ricostruzione storica di quanto accaduto (già molte pubblicazioni sono entrate nel merito dei fatti e delle loro motivazioni), quanto al durissimo colpo inferto a una città medaglia d’oro della Resistenza, che dei principi di libertà e uguaglianza, della difesa dei diritti sanguinosamente conquistati con la lotta di liberazione, ha sempre fatto la propria bandiera.

L’enorme folla, muta, attonita, compostissima, che partecipa ai funerali, tanti aggrappati alle inferriate delle finestre dell’ospedale, arrampicati sui rami degli alberi, il dolore nei volti di tutti, dai politici e sindacalisti che seguivano i feretri, ai più umili cittadini che non rinunciarono a testimoniare la propria partecipazione, il dolore nei volti delle tante donne che accompagnarono il corteo, mogli e madri degli uccisi, mogli e madri non colpite da un lutto proprio, ma dal dolore di quelle mogli e madri la cui vita era stata spezzata, questa è l’immagine che speriamo resti.

L’immagine di un dolore che non è mai rassegnazione, di un dolore collettivo e condiviso, di un dolore che chiede riscatto e che venga ripreso il processo di convivenza civile e di progresso sociale interrotto in modo tanto brusco e inumano.

 

Visita tutte le sezioni della mostra:

CREDITS

I GIORNI CHE PRECEDONO IL 9 GENNAIO

IL GIORNO DELL’ECCIDIO

I FUNERALI

LA PARTECIPAZIONE DELLE DONNE

IL TRIGESIMO E COMMEMORAZIONI SUCCESSIVE

I CADUTI E ALCUNI DOCUMENTI

MEDIA